Era il 16 aprile 2017,
l’inizio della vacanza a Tenerife. Le occasioni da festeggiare erano tante per
mamma Rosanna, papà Patrizio, la loro figlia Valentina e la sua amica
di sempre Giulia, una di famiglia: un anno passato dall’operazione al cervello
per Rosanna, il compleanno appena trascorso di Patrizio, un nuovo importante
incarico lavorativo per Valentina e Giulia, insomma una festa!
Alcune cose, come quasi sempre accade
ripensandoci col senno di poi, assumono il valore di presagio. Valentina
la sera prima si era sentita poco bene, un malessere passeggero allo stomaco,
il tanto che basta a mettere per un momento in discussione la partenza.
Ma tutto è prenotato e la vacanza è un
momento prezioso e raro: aeroporto di Bergamo, si parte!
Los Cristianos è scelta dalla
famiglia come meta per il suo clima mite, le spiagge di sabbia e i localini
sempre aperti.
Si fermano per il pranzo: paella e caffè. E
poi, stanchi per il viaggio si sceglie di riposare in camera fino
alla sera:
Dopo poche ore però, Patrizio accusa dolori
allo stomaco. Si pensa immediatamente a un malessere passeggero come
quello che aveva colpito anche Valentina la sera prima della partenza.
Così la cena viene preparata in
appartamento, dopo una breve spesa tutti insieme al supermercato vicino.
Patrizio mangia poco, ma sembra che vada tutto
bene.
Purtroppo non è così.
E' la notte di Domenica e Patrizio sta
molto male, il colorito è pallido, ha febbre alta, addome rigonfio e
vomito.
Si pensa ad un virus gastro-intestinale e si
accudisce Patrizio grazie alle competenze delle ragazze una Dietista e l'altra
Erborista.
Ma è la Spagna, è la prima notte e tutti i
negozi comprese le farmacie sono chiusi. Bisogna attendere la mattina!
Il Lunedì appena apre la farmacia Giulia fà
rifornimento di farmaci ed integratori per supportare lo stato di Patti;
mentre Valentina si precipita al Caffè
Borbone, locale italiano in una piazza vicina, chiedendo informazioni
sull’assistenza medica locale.
Si decide per la guardia medica, dove Patrizio
viene visitato in modo sommario e dimesso con una diagnosi di ipertensione
scompensata, del valium ed un flacone di pastiglie per la pressione.
Il rientro con il taxi all'appartamento è stato
difficilissimo: il papà fatica a camminare e si lamenta dal
dolore.
«Chica sto male, sto per morire !» dice
rivolgendosi alla figlia, la quale cerca di rincuorarlo, senza sapere
quanto in realtà questa frase fosse vicina al vero.
Il gastroprotettore e le pastiglie per la
pressione non funzionano , ma perchè? Possibile che sia stata fatta una
diagnosi errata?
Si chiede aiuto e un parere creando un gruppo su
whatsapp composto di amici medici, ai quali vengono inviati tutti i dati
necessari per farsi un' idea della situazione. Il sospetto che potesse
trattarsi di qualcosa di diverso ci è venuto dal sintomo del rigonfiamento
addominale sempre più pronunciato.
Valentina cerca di convincere il padre a
rivolgersi direttamente all' ospedale più vicino, a sud, per
accorciare i tempi e cercare un veloce e concreto aiuto. Patrizio dopo alcune
lamentele e perplessità , si fà forza e decide di fidarsi. Viene chiamato un
Taxi !
Arrivati a destinazione si prospetta un
altro problema: durante il controllo dello stato di salute viene
confermata la delicata situazione di Patrizio.
Sono necessari degli esami diagnostici specifici
e immediati di Tac Addominale e Prelievi Ematici, da eseguire presso un altro
ospedale:
l' Hospital Universitario Nuestra Señora de
Candelaria che si trova però a 80 km più a nord, a Santa Cruz.
L' unica alternativa per lo spostamento
del paziente è usare un ambulanza, ma non ve ne sono di immediatamente
disponibili.
Sono le ore 21:00 del secondo giorno a Tenerife
e si prospetta un altra estenuante attesa, appesantita dalla ormai certa
gravità della situazione.
L'ansia è palpabile: Patrizio viene
momentaneamente lasciato in barella , scosso da brividi di freddo, con
manifestazioni deliranti alternate da fasi di incoscienza. In tutto
questo scenario Valentina e Giulia sono le uniche che riescono non solo a farsi
intendere a livello linguistico,
ma sono in grado di comunicare e capire i
termini medici, cosa non di poco conto.
Si decide perciò di lasciare Valentina a fianco
di Patrizio, mentre a Giulia viene lasciato il compito di calmare Rosanna,
sempre più affaticata e agitata.
Ma non si può certo abbassare la guardia,
l'ostacolo successivo che la famiglia Bertarini deve affrontare è lo
spostamento. Patti verrà trasferito con un ambulanza, ma la famiglia no. Serve
un mezzo di trasporto , purtroppo il taxi è fuori discussione per orario e
distanza. Per fortuna si riesce a contattare una coppia di amici italiani che,
capito il problema , si precipitano per mettere a disposizione la loro auto.
Arrivano giusto in tempo: infatti dopo
tre di attesa c'è un ambulanza pronta per Patrizio.
Il viaggio sembra non finire mai, 45
minuti con il piede sull'acceleratore.
All' una di notte giungono finalmente a
destinazione : Patrizio viene fatto scendere dall’ambulanza e in un
momento di lucidità alza il pollice sinistro per rassicurare Rosanna, poi
sparisce all'interno dell'ospedale.
Gli amici italiani tornano a casa, non prima di
avere offerto alloggio e trasporto per i giorni successivi. Un ultimo
ringraziamento e le donne rimangono di nuovo sole. Passano 30 minuti e dalla
hall gli altoparlanti chiamano i familiari di “Patricio Bertarini”. Entra solo Valentina e le viene comunicato che
suo padre ha una grave sepsi, un infezione generalizzata
multiorgano. Non è ancora chiaro da dove si propaghi e forse c'è la
concreta possibilità che Patrizio perda la vita nelle prossime due ore.
«Hai capito?» ripeteva il medico a Valentina «Hai capito? La situazione è disperata». Valentina, anche se sotto
shock, dà qualche informazione ai medici cercando di fornire indizi
sull’origine della sepsi: il padre non ha allergie, è iperteso, ha problemi di
colesterolo, soffre di calcoli biliari e consiglia un analisi della vescicula
biliare. Ora non può davvero fare più nulla!
Esce dalla stanza e urla alla madre che il
marito sta morendo, che non lo avrebbero più rivisto. Le lacrime solcano il
viso di Rosanna, incredula.
Valentina è disperata e cerca conforto
nell'amica, l'unica che ancora mantiene il sangue freddo, conscia che avrebbe
potuto dover affrontare una situazione ben peggiore. Giulia è razionale e
speranzosa, quell'ospedale è uno dei migliori d'Europa e Patti era ancora
cosciente l'ultima volta che lo avevano visto: bisognava solo avere
pazienza e fiducia! Resistere al panico del momento, cercando di
farsi forza e mantenendo viva la speranza.
Due ore dopo, di nuovo gli
altoparlanti. Questa volta tutte e tre si fanno coraggio e affrontano il
delicato momento.
La parola “muerto”
sarebbe stata troppo simile all’ italiano per poterla fraintendere e affrontare
da sole.
Ma Patrizio non è morto! E' in coma
indotto, la sepsi è in atto e si pensa che si propaghi dal fegato, occorre
operare.
I Medici fanno lasciare i numeri di cellulare ,
dicendo che sarebbero state chiamate solo nel caso in cui Patrizio fosse
deceduto.
Ora dovevo affidarlo alle loro mani e tornare
l'indomani alle ore 13:00 per avere ulteriori notizie.
Possono entrare per un attimo in tenuta
asettica, per vederlo intubato , immobile.
Infine escono dall'ospedale e rimangono lì :
disorientate, senza vestiti nè soldi.
E' tardi e bisogna recuperare le forze. Si cerca
un Hotel. Ma il primo a cui chiedono le rifiuta perché i loro passaporti
sono rimasti nell'appartamento. Dopo alcuni tentativi trovano Il Nautico, disposto ad
accoglierle con la sola patente come documento. La notte vi è stato spazio solo
per tristezza, pianto e preghiere.
A mezzogiorno del terzo giorno sono
già in ospedale, nella corsia di terapia intensiva, dove tante altre
famiglie aspettano un responso. Quando tocca a loro la
dottoressa ribadisce che la sepsi è grave ed ha bloccato polmoni e reni.
Ora Patrizio è in coma farmacologico, respira artificialmente, è sottoposto a
dialisi continua e la pressione è instabile. Lo hanno operato ai calcoli,
la bile era molto infetta e tutto è partito dal fegato. Ci vorranno cinque
giorni per identificare il batterio che è stato il fattore scatenante (poi
identificato con escherichia coli). Prognosi riservata per settantadue ore,
prossimo aggiornamento il giorno successivo. Si torna in albergo, che
rimane però scomodo, lontano e raggiungibile solo in taxi. Rosanna accusa
sempre di più i chilometri a piedi, infatti il suo ginocchio comincia a
dolerle fortemente e le servono le medicine per l'aneurisma superato
l'anno precedente. Bisognava quindi pensare prima o poi a come recuperare tutti
gli effetti personali lasciati a sud dell'isola. E così passa un’altra
notte...sperando che i cellulari non squillino.
Mercoledì, ore 12:00 di nuovo in ospedale.
La situazione rimane critica, occorre aspettare il riconoscimento del batterio
per poter usare un antibiotico specifico, ora gliene hanno potuto
somministrare solo uno ad ampio spettro. Sempre ventilazione meccanica,
dialisi, decine di flebo e una macchina che permette di tenere in equilibrio la
temperatura corporea, che si sta lentamente abbassando. Niente è certo, e il
rischio di morte è ancora alto.
Le visite nella camera iperbarica sono a tempo
limitato: 30 minuti al giorno. Valentina e Rosanna parlano a Patrizio, ancora
in coma, con la speranza di essere ascoltate, cercando di rassicurarlo e fargli
forza con parole d' amore.
Giulia però ha già notato che, sotto alle
lenzuola, le dita dei piedi cominciano ad annerirsi, probabilmente la
circolazione e l'ossigenazione degli arti periferici è ormai compromessa.
Inutile però apportarvi l'attenzione di moglie e figlia, già così provate e
inconsolabili.
Il morale è sempre più basso, la preoccupazione
sempre più alta, e i momenti di relax quasi inesistenti.
In quei frangenti così difficili, lontano da
tutto ciò che conosci, senza certezze...anche solo una doccia calda in albergo
e un panino acquistano un alto valore.
Ore 13:00 di Giovedì. L’ossigenazione
viene ormai misurata dall’orecchio perché anche le dita delle mani sono
diventate scure. Segno che il tempo stringe!
Altri tre giorni di prognosi riservata (giovedì-venerdì-sabato)
. Si spera che il cuore regga.
Sabato però, Valentina e Giulia sarebbero
dovute partire per tornare in Italia, come da programma. Così viene presa
una decisione: Giulia sarebbe tornata da sola, mentre Valentina e Rosanna
sarebbero rimaste per un lasso di tempo ancora non definito.
In tutta questa incertezza l'amica si offre di
recarsi da sola, in corriera, nell'appartamento a Los Cristianos per preparare
le valigie e successivamente trovare un modo per farle pervenire alla famiglia.
Tutto ciò in gran fretta e con l'obbligo di fare il check out
dell'alloggio in tempi utili.
La fortuna ha voluto che la nipote di
Patrizio avesse già prenotato un volo per fare una vacanza proprio a
Tenerife, e venuta a conoscenza del disastro che si stava consumando, si è
offerta di fare da corriere per il trasporto dei bagagli. Sarebbe
arrivata nel pomeriggio e si sarebbe incontrata con Giulia per il ritiro degli
effetti personali. Quest'ultimi sarebbero stati recapitati ai Bertarini nella giornata
di Sabato.
Nel mentre Valentina chiede aiuto agli
assistenti sociali dell’ospedale per trovare un appartamento dove sua mamma
possa soggiornare per il tempo che servirà, tuttavia essi non capiscono (o
fanno finta di non capire) le esigenze della famiglia, nemmeno con l’ausilio di
un traduttore. Non sembra esserci alcuna convenzione o aiuto per i parenti
colpiti da simili disagi improvvisi. Tutto ciò fa propendere per richiedere
aiuto direttamente al consolato Italiano con sede a Santa Cruz. Per essere
ricevuti serve un appuntamento, da ottenere previo invio di una e-mail, che
Valentina inoltra senza ottenere risposta. Vi è anche un numero di telefono,
che però risulta raggiungibile solo cambiando il numero di telefono italiano,
operazione complicata da compiere presso un operatore straniero. Dopo tre
tentativi, Valentina si reca direttamente al consolato senza appuntamento, per
la disperazione si accascia sulle scale, minacciando di non andarsene finché
qualcuno non avesse ascoltato la sua situazione. Lì, una ragazza della
Confesercenti che lavora con il console si offre di fare da intermediario: gli
avrebbe mandato un messaggio mettendolo al corrente dell’urgenza. Il console
riceve Valentina, informandola del fatto che, come non residenti a Tenerife,
non possono godere di alcun appoggio da parte del consolato. Si limita a
chiederle i documenti e fotocopiarli «...nel caso succedesse qualcosa di
grave». Valentina, esasperata, chiede se almeno avessero contatti con strutture
d’accoglienza economiche, per agevolare il soggiorno della madre: «Non siamo
un’agenzia di viaggi, noi» è stato tutto ciò che ha raccolto.
Tornata in ospedale si accorge che il turno
degli assistenti sociali è cambiato, vede tra di loro volti nuovi. Ritenta. E'
fortunata e le viene dato un numero di telefono di una persona
che affitta appartamenti vicino all'ospedale. Dopo alcuni tentativi, dall’altro
capo risponde Manolo, che però non conosce l'inglese. Serve un aiuto in
più. Così viene contattata un’amica di Valentina che conosce bene lo spagnolo
e che dall'Italia chiama Manolo chiedendogli tutte le informazioni
necessarie. Finalmente Rosanna e Valentina sono riuscite a fermare un
alloggio più consono ai loro bisogni, che però sarebbe stato abitabile da
domenica. Questa buona notizia fa trascorrere a tutti, in modo più sereno, la
nottata di Giovedì.
Ore 13:00 di Venerdì. Il
medico informa che Patrizio è stabile, ma ancora grave, ed inizia a
parlare di futuro: dialisi a vita, tracheotomia con respiratore o ossigeno
costante. Le notizie sono centellinate, ma implacabili. Un colpo difficile da
incassare.
La stessa sera le due donne devono spostarsi
dall'hotel per ragioni economiche e trovano una stanza appena più vicina
all'ospedale, ma risulta essere sporca, maleodorante, e decisamente non
confortevole. Doveva essere una soluzione per un paio di giorni, ma data la
qualità dell'alloggio, viene sollecitato la liberazione dell'altro
appartamento. Per fortuna con esito positivo.
Sabato mattina: trasferimento nella nuova
sistemazione.
Arrivate allo stabile dell’appartamento ad
accoglierle c’è Berto, l’anziano custode. Berto è una persona cordiale, che
parla solo spagnolo, dice di essere anche un po’ psicologo e di capire al volo
la natura della gente, e loro sono "brave persone". E’
vedovo e da tempo non vede le figlie, è rimasto solo anche quando ha sofferto
di problemi di salute, per questo apprezza tanto lo sforzo di Valentina e
Rosanna per assistere il loro Patrizio.
L’alloggio è perfetto, le valigie arrivano poco
dopo assieme ad abbracci familiari e qualche cosa sembra infine andare per il
verso giusto.
Giulia nel mentre torna in Italia rimanendo
informata delle condizioni di Patrizio. Come al solito alle 13:00
viene divulgato il nuovo bollettino medico:
c'è stata una operazione urgente nella notte di
venerdì atta alla rimozione di svariati calcoli al fegato.
Domenica Mattina: Identificazione del batterio
E’ l’escherichia coli, un batterio che di
norma vive nell’intestino senza causare danni, ma che quando si propaga dove
non dovrebbe rilascia delle tossine, quelle che hanno danneggiato
irreparabilmente reni e polmoni. La sola buona notizia è che da ora verrà
somministrato un antibiotico specifico. I medici riferiscono che le ammine
somministrate per stabilizzare la pressione e salvargli la vita hanno
comportato necrosi a mani e piedi talmente gravi che, se sopravvivrà, dovranno
essere amputate. Inoltre a livello neurologico la situazione non è ancora
prevedibile: Patrizio è ancora in coma e non si può sapere nè quando nè
come si risveglierà.
Passano 3 giorni e Valentina non vuole partire, ma
deve. E' costretta a rientrare, dove la aspetta il suo lavoro, ma
soprattutto la gestione dell’attività dei genitori. Rosanna la convince che il
suo aiuto sarebbe stato più efficace in Italia rispetto che al capezzale del
padre. Si impone di non piangere, avrebbe tanto voluto poter salutare il
papà cosciente, affrontando il viaggio con il ricordo di avergli almeno
parlato. Affida la madre a Berto e avverte i medici che sarà lei a
chiamarli ogni giorno alle ore 13:00. Le sue lacrime di dolore e
frustrazione non si fermano nemmeno arrivata a casa.
Per 6 settimane Patti resta in quell' ospedale, in
coma. Vicino a lui la moglie Rosanna gli racconta ogni giorno una parte della
loro vita assieme, certa che possa servire a farlo più velocemente tornare da
lei.
Poi miracolosamente di risveglia e gli organi
iniziano a funzionare senza l'aiuto delle macchine. Respira da solo, la
pressione è stabile, la dialisi non è più necessaria e mangia tramite sondino
naso-gastrico. Già un bel traguardo.
Quando Patrizio inizia
ad interagire è poco lucido e per 14 giorni
consecutivi chiede spiegazioni sulla sua condizione poiché non
ricorda né di essere così lontano da casa, né i momenti precedenti al
ricovero. Vedendosi le mani fasciate a causa della necrosi, pensa di
essersi ferito con dei vetri rotti. Avrebbe capito la gravità della sua
situazione solo successivamente.
Debellato l'E.Coli e stabilizzate le
funzioni vitali di Patti, si sarebbe dovuto procedere all'amputazione degli
arti superiori e inferiori, per fare in modo che il tessuto necrotico non
avanzasse troppo e non rischiasse di morire per cancrena.
Così alla fine di Maggio i medici cominciano un
intervento di chirurgia , che sarebbe dovuto durare per 3 ore. Purtroppo una
volta iniziata l'operazione hanno riscontrato numerose difficoltà che hanno
fatto prolungare per 6 ore la manovra amputativa. Le parti rimosse al termine
sono state: piede destro, gamba sinistra, mano destra e dita della mano
sinistra.
Patrizio, dopo il risveglio, è stato informato
delle complicazioni occorse durante l’intervento ed è apparso comunque sereno,
contento di aver potuto mantenere almeno una gamba e, con lei, forse un minimo
di autonomia in più.
Purtroppo dopo tredici
giorni a Patrizio viene inflitto l’ennesimo dolore. I medici, nonostante
bendaggi e cure, non sono riusciti a salvare la gamba superstite: dovrà
sottoporsi ad un altro intervento, che gli porterà via anche l'ultimo arto
rimasto.
Adesso per fortuna, per impegno di tutti, e soprattutto
per la sua forza, Patrizio è definitivamente fuori pericolo !
Da qui inizia un iter lungo e complesso per far
tornare tutta la famiglia Bertarini in Italia. Patrizio in ospedale ha
contratto la klebsiella, un batterio che infetta le persone ospedalizzate che
hanno il sistema immunitario compromesso. Quindi il trasporto in Italia con un
volo di linea aereo è stato complesso.
Si mobilita tutta la comunità di Rubiera,
compreso il Sindaco Emanuele Cavallaro.
La sua storia viene redatta su tutti i giornali
e le televisioni locali.
La figlia Valentina nel frattempo ha dovuto fare la spola tra Italia e Spagna, perché ci vorrano tre mesi prima che Patrizio rientri in Italia. Ha dovuto gestire il proprio lavoro all’Ospedale di Modena come Dietista e la sua libera professione da Dietista sportiva e non e l’attività dei genitori di fornai.
In questi mesi la figlia ha dovuto portare avanti l’attività di famiglia a Rubiera e chiudere il forno di Fontana. È riuscita a gestire tutte le sue attività grazie a una buona collaborazione familiare, i parenti in Italia fornai, agli amici che hanno contribuito anche loro non appena potevano prendendosi dei periodi di ferie non retribuiti per aiutare la Fam. Bertarini bloccati in Spagna. Un grazie sentito anche a tutti clienti del forno San Biagio che capendo la gravità della situazione hanno portato tanta pazienza e sono comunque rimasti affezionati a loro.
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